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PENETRAZIONE EUROPEA NEL MAGHREB

L’occupazione francese di Algeri nel 1830 provocò una reazione nazionalista nel vicino Marocco e il sultano Abd al-Rahman accorse in aiuto dell’emiro Abd al-Qadir, che si era posto alla guida della resistenza algerina. Il tentativo di riprendersi Ceuta e Melilla scatenò la reazione della Spagna, che nel 1859-1860 invase il paese e occupò Tetuán. Costretto a pagare pesanti danni di guerra alla Spagna, il sultanato si fece sempre più debole.
Alla fine del XIX secolo tra le potenze europee si scatenò la lotta per il controllo del paese. Tra il 1900 e il 1903 la Francia occupò diverse aree di confine marocchine. Nel 1904, la decisione di dividere il territorio marocchino in due zone d'influenza francese e spagnola – avallata dalla Gran Bretagna in cambio della libertà di movimento in Egitto – sollevò l'opposizione della Germania, che l’anno seguente offrì il suo sostegno al sultano. La disputa si risolse solo nel 1906 con la conferenza di Algeciras, che stabilì un controllo internazionale sul paese e norme che garantivano a tutte le potenze europee gli stessi diritti economici.

Nel luglio 1911, tuttavia, scoppiò una nuova crisi tra i francesi e i tedeschi; in risposta all’invio di truppe francesi con il pretesto di soccorrere il sultano Abdul Hafiz assediato dai berberi a Fès, la Germania inviò una nave da guerra nel porto di Agadir. La crisi, che provocò la mobilitazione dell'esercito francese e condusse l'Europa sull'orlo della guerra, fu risolta con ulteriori negoziati, in seguito ai quali la Germania accettò il protettorato francese sul paese in cambio di concessioni territoriali in Congo.

Nel 1912 il sultano Abdul Hafiz riconobbe il protettorato francese sul Marocco.

Contro la dominazione francese scoppiarono rivolte in tutto il paese. Nel giugno 1912 Abdul Hafiz fu costretto ad abdicare. Nel settembre dello stesso anno i francesi occuparono Marrakech e l’anno seguente Agadir. I francesi riuscirono a riportare sotto controllo le aree urbane.

Dopo l’ondata di rivolte, costata ai francesi circa 30.000 morti, Parigi impose un’amministrazione diretta, sul modello di quella sperimentata in Algeria. Nel 1930, Parigi cercò di ingraziarsi la popolazione berbera, riconoscendo la sua specificità culturale e linguistica. Il provvedimento suscitò la reazione degli arabi, che accusarono le autorità coloniali di dividere il paese per assoggettarlo meglio al dominio francese. Dalla protesta nacque un Comitato d’azione marocchino, il primo movimento politico che reclamava la fine dell’amministrazione diretta.

La disfatta francese nel 1940 rinforzò le speranze dei nazionalisti. Nel 1942 il Marocco venne occupato dagli Alleati; le truppe marocchine, integrate nell’armata della France libre del generale De Gaulle, presero parte alle campagne alleate in Italia, in Francia e in Germania. Nel 1944 i nazionalisti marocchini fondarono dal Comitato d’azione il partito Istiqlal (Partito nazionale dell'indipendenza) che, sebbene osteggiato da gran parte delle tribù berbere, ottenne presto il sostegno del sultano Mohamed ibn Yusuf e della maggioranza degli arabi.

La Francia, impegnata nei conflitti in Indocina e in Algeria, dovette cedere alla crescente pressione degli indipendentisti e cercare una soluzione negoziata, permettendo il ritorno del sultano alla guida del paese nel 1955. Alla fine dello stesso anno i negoziati tra i rappresentanti del governo francese e del sultano sfociarono nella dichiarazione di La-Celle-Saint-Cloud, che gettava le basi per l’indipendenza del Marocco.

 

L'INDIPENDENZA DEL MAROCCO

Nel marzo 1956 i francesi riconobbero l'indipendenza marocchina, che, ratificata anche dal governo spagnolo, il mese seguente venne estesa a tutto il territorio, con l'eccezione di alcune città.

Mohamed ibn Yusuf assunse il titolo di re nel 1957 con il nome di Mohamed V e, dopo la sua morte, nel 1961, venne sostituito dal figlio Hassan II.

Nel 1962 fu approvata una Costituzione che garantiva ampi poteri al re e nel 1963 si tennero le prime elezioni nazionali.

IKRAM GBALI
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